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ARQUATA DEL TRONTO

Il borgo, il cui nome deriva dal termine latino arx (altura fortificata) sorge in una posizione strategica, cerniera tra le Marche, il Lazio, l’Umbria e l’Abruzzo. Il suo territorio si estende all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini ed il Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga.La storia di Arquata è strettamente connessa alle vicende dei monaci dell’Abbazia di Farfa. I secoli tra il XIII e XVIII videro questo piccolo borgo conteso fra le città di Ascoli Piceno e Norcia per l’acquisizione del dominio e del controllo dovuto alla sua posizione strategica. Il castello è un esempio tipico di architettura medievale dell’Appennino umbro-marchigiano, una vera e propria città fortezza, rappresentata dalla Rocca, che con la sua imponente struttura è significativa dell’importanza strategica del luogo. Il primo elemento costruito fu il mastio, un torrione esagonale di 12 metri mentre tra il XIV e il XV secolo venne alzata la torre settentrionale.Una tradizione popolare vuole che le vicende delle Rocca si intreccino con quelle della Regina del Regno di Napoli Giovanna d’Angiò, alla quale sono legati moltissimi aneddoti, che vi avrebbe soggiornato con la sua corte tra il 1420 e il 1435. Dell’antica cinta muraria l’unica porta d’accesso rimasta è quella di Sant’Agata, oggi isolata dal borgo e immersa nel verde. Nella Chiesa di S.Francesco a Borgo è conservato un reperto straordinario: un telo di lino di forma rettangolare, estratto della Sacra Sindone custodita a Torino.Rinvenuto durante i lavori di ristrutturazione della chiesa il telo è accompagnato da un certificato di autenticazione dove viene descritta l’operazione effettuata per ottenere l’estratto stesso. La Sindone di Arquata è stata realizzata facendo combaciare alla Sindone originale dei teli della stessa dimensione, premuti con dei rulli metallici riscaldati per imprimere l’immagine identica all’originale.La reliquia è considerata un prezioso oggetto di venerazione poiché ha una sacralità derivante dal contatto diretto con il telo funebre originario. Nella parte bassa del comune, corre la Via Salaria, il cui nome deriva dal fatto che fosse utilizzata nell’antichità per il trasporto del sale da Roma alla costa adriatica. Ai suoi bordi, sulla riva del fiume Tronto, si trova la piccola frazione di Trisungo. Qui venne trovato nel 1831 un rocchio di colonna in travertino alto 70 centimetri. Il cippo aveva lo scopo di indicare la distanza chilometrica progressiva dal luogo di origine della strada stessa, in questo caso Roma. Il rocchio si trova oggi inglobato in una casa medievale (casa Lauri) non lontano dal luogo del ritrovamento. Sul miliario un’iscrizione riporta oltre alla distanza anche il nome di Augusto, l’imperatore che si era occupato della ristrutturazione della strada nel 16 a.C.

 

RIEVOCAZIONI STORICHE

 

Alla corte della regina Giovanna

Il 19 agosto di ogni anno la manifestazione rievoca l’epoca in cui la Regina Giovanna soggiornava ad Arquata. Per l’occasione la comunità, con costumi d’epoca, canti e musiche riproduce l’atmosfera tipica di una festa medioevale. La Regina Giovanna, che scende dalla Rocca per arrivare nella piazza del paese, viene accolta con un banchetto ricco di portate tipiche della cucina dell’epoca.

 

Alla corte della regina Giovanna

La rappresentazione teatrale si svolge Pretare ogni tre anni. Nella rievocazione favolistica, frutto di antiche credenze e tradizioni che vedono protagonista la Sibilla, figura importante è quella del Guerrin Meschino che sconfisse la Sibilla liberando sue ancelle, cioè le Fate che discendono in paese per partecipare ai festeggiamenti insieme ai pastori e dare vita al borgo di Pretare .

 

 

La Festa Bella

Ogni tre anni nel borgo di Spelonga vengono riproposte e celebrate le gesta di un manipolo di spelongani che secondo una leggenda parteciparono nel 1571 alla cruenta Battaglia di Lepanto per fermare l’avanzata dei turchi. La leggenda narra che durante la battaglia un marinaio di Spelonga, salito sopra una feluca, abbia strappato la bandiera agli infedeli. Durante i giorni della festa, gli spelongani tagliano nei boschi dei Monti della Laga l’albero più alto che verrà poi condotto a spalla fino alla piazzetta del paese e lì alzato a braccio, a simboleggiare l’albero maestro della feluca ricostruita sulla quale verrà appesa la bandiera turca.

 

 

 

Arquata del Tronto

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