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COSSIGNANO

Il territorio di Cossignano, già fiorente centro di civiltà picena, ha restituito notevoli testimonianze dell’età del ferro, con i pregevoli manufatti bronzei dei corredi funerari, cocci e vasellame. Il cittadino più illustre del luogo fu Lucio Afranio, console romano nel 60 a.C., a cui gli abitanti della colonia spagnola di Valentia dedicarono una statua equestre, come si deduce dal ritrovamento della base iscritta e riutilizzata come abbeveratoio (CIL IX, 5275). ‘Cossignano’ è un nome di origine prediale, ossia deriva da quello del più antico proprietario del fondo. Questo appartenne con molta probabilità alla gens tiburtina dei Cossini, come conferma l’iscrizione funeraria di una Cossinia Fortunata, ora conservata nel Museo di Ripatransone.

 

Il piccolo borgo fa risalire la sua autonomia al 1303, data che coincide con quella della fusione della campana bronzea ancora esistente nella Torre Civica e con la costruzione delle principali strutture del castello. Delle antiche strutture fortificate, oggi è ben visibile la Porta Levante o di S. Giorgio, da un’immagine del Santo patrono del paese dipinta in un apposito riquadro, con il fornice d’ingresso trecentesco in stile gotico ed arco a sesto acuto. Nella Piazza Umberto I, sono visibili l’antica Torre Civica del ‘400 e la chiesa dell’Assunta, ristrutturata alla fine del Settecento in stile neoclassico.

 

Poco distante la chiesa dell’Annunziata, la cui parte più antica risale al 1265: al suo interno un bellissimo affresco raffigura la Madonna col Bambino affiancata da Santi del sec. XV mentre dietro l’altare maggiore si trova una Deposizione attribuita a Cola dell’Amatrice oltre ad una pala d’altare con S. Antonio Abbate, S. Antonio da Padova e S. Giobbe (1540), opera di Vincenzo Pagani.

 

Le notti di San Giorgio

Nella prima metà di agosto si svolge a Cossignano la festa dedicata al patrono della città: San Giorgio, il combattivo santo rappresentato a cavallo, ispirato da alte idealità morali e religiose. La comunità ritrova il suo carattere battagliero a partire dall’originario nome Castellum Martis, forse residuo di un luogo di culto dell’antico dio della guerra.

 

La leggenda di San Giorgio narra che in una città della Libia chiamata Selem vi fosse in uno stagno un enorme drago che uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava. Per placarlo, la popolazione gli offriva, a sorte, un giovane. Un giorno fu estratta la figlia del re, la principessa Silene. Nel giorno in cui si avviò per offrirsi al drago passò di lì il giovane cavaliere Giorgio, che promise alla principessa di salvarla. Disse a Silene di non aver timore e di avvolgere la sua cintura al collo del drago il quale prese a seguirla docilmente verso la città. Gli abitanti vedendo il drago arrivare rimasero atterriti ma Giorgio disse che li avrebbe salvati grazie alla propria fede e così fu tanto che con prode valore uccise il drago e convinse la popolazione a convertirsi. Durante la festa si svolgono rievocazioni storiche, convegni e mostre oltre a musica dal vivo, stands gastronomici e momenti religiosi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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