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MONTEMONACO

Montemonaco si eleva a quasi mille metri d’altezza tanto da risultare il comune più alto della provincia di Ascoli Piceno. Le notizie più certe riguardo l’insediamento dell’area si hanno con le edificazioni delle abbazie e dei monasteri benedettini tanto che nel nome del castello, che sorge nel sec. XIII, viene incluso il ricordo delle sue antiche origini religiose. Dallo Statuto Municipale di Montemonaco si evince che il comune era diviso nei quattro quartieri di S. Giorgio, S. Biagio, S. Lorenzo e S. Maria, e che era munito di possenti mura difensive, la cui costruzione è attribuita ai maestri lombardi che per tradizione avevano raggiunto queste zone alla fine del XII sec., e che sono ancora visibili in molti tratti. Al centro del paese il Palazzo Comunale, eretto fra il 1546 e il 1549, con la Torre civica del sec. XIII e la chiesa di S. Benedetto con portale del 1546. Dal parco nella parte alta del paese si può ammirare il bellissimo panorama costituito dai Monti Sibillini: tra le colline, le valli e i picchi si scoprono alcune tra le più belle chiese romaniche del Piceno: a Vallegrascia la chiesa di S. Lorenzo “ad tres rivos”, risalente al sec. XI, con due lastre in arenaria lavorate in bassorilievo risalenti all’Alto Medioevo; a Tofe la chiesa trecentesca di S.Maria in Casalicchio rinomata poiché qui per antica tradizione, venivano pronunciati i giuramenti solenni. Sulla strada per Comunanza la chiesa farfense di S. Giorgio all’Isola con abside e parte della navata destra risalenti ai sec. XI-XII. Dietro l’altare maggiore spuntano le raffigurazioni del Cristo Pantocrator tra la Madonna e S. Giovanni alla presenza degli Apostoli, che nei tratti rivelano chiaramente l’influenza dell’iconografia bizantina; all’esterno, immersa nella natura, il bellissimo laghetto artificiale di Gerosa, uno dei luoghi naturali più belli del Piceno. Da questi luoghi tante leggende si sono originate: nel Lago di Pilato sprofondò secondo la tradizione Pilato con un carro trainato da buoi e proprio da questi luoghi partì Antoine de la Sale nel 1420 per visitare l’antro della Sibilla, narrato nella sua opera Le Paradis de la Reine Sybille e romanzo cavalleresco Il Guerrin Meschino di Andrea da Barberino.

 

La Grotta della Sibilla

Partendo da Montemonaco in auto e dirigendosi verso Isola S.Biagio, l’escursione a piedi inizia al Rifugio Sibilla (1540 mt) da dove si prosegue verso la cresta della montagna. Il Monte Sibilla (2175m), che ha dato il nome al massiccio montuoso umbro-marchigiano, offre uno splendido panorama dai vasti orizzonti tutt’intorno e sulla Gola dell’Infernaccio. Dal Rifugio Sibilla quindi un valloncello erboso porta alla cresta dalla quale si prosegue fino alla Corona, la base del piccolo salto roccioso dove si raggiunge il terrazzo su cui si apre la Grotta della Sibilla (oggi ostruita da massi crollati).La Grotta della Sibilla, a 2150 mt. sul versante sud della cima del Monte omonimo, secondo la leggenda era abitata da una profetessa misteriosa detta Sibilla Appenninica condannata da Dio a vivere nella profondità della montagna essendosi ribellata perché voleva diventare la Madre di Cristo. Secondo la tradizione locale invece la Sibilla non sarebbe che la Fata Sibilla, una fata buona le cui ancelle scendevano talvolta a valle ad insegnare l’arte della filatura e della tessitura o nelle feste, per ballare con i giovani del luogo.La realtà prima dei rovinosi crolli è quella di una grotta composta da una sala interna alta 4 metri a pianta quadrata, che continua verso ovest attraverso un pozzo. A questa si accedeva o attraverso un piccolo pertugio oppure da un altro ingresso tramite una galleria lunga 7 metri. Oggi purtroppola grotta è diruta ed inaccessibile risultando però visibile il suo ingresso.A Montemonaco è presente, presso Villa Curi, il Museo della Grotta della Sibilla, nato per raccogliere e comunicare la straordinaria ricchezza e il fascino di un passato in cui arte, storia e letteratura si sono sposate con leggende, miti e magie. All’interno antiche pergamene e libri, oltre alla Gran Pietra, una testimone di roccia su cui sono graffiate lettere come cicatrici, ritrovata presso il Lago di Pilato nel punto ove, secondo la leggenda, si svolgevano riti esoterici per evocare il Diavolo.

Montemonaco

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